Alluvione 1997

 

Il 12 luglio del 1997 Breslavia fu colpita da una pesante inondazione che mise in ginocchio la città fino al 6 agosto. L’evento fu la conseguenza dell’alluvione che aveva interessato la parte sud-occidentale della Polonia, la zone orientali della Germania e dell’Austria, gran parte della Repubblica Ceca e della Slovacchia. Per la portata dell’evento comunemente si parla di “alluvione del millennio”. La Polonia fu devastata dalla calamità: ci furono 56 vittime e i danni ammontarono ad una cifra equivalente a 3,5 miliardi di dollari.
Nel luglio del 1997 il fiume Odra e i suoi affluenti Widawa, Bóbr, Bystrzyca , Kaczawa, Kwisa , Mała Panew , Nysa Kłodzka, Nysa Łużycka, Olza, Oława e Ślęza strariparono nella regione della Bassa Slesia. A determinare l’allagamento di Wroclaw fu in particolare la rottura degli argini dell’Odra e del Widawa. Il nord e il centro della città, per una percentuale di territorio pari al 40%, furono sommerse dall’acqua.
Va detto che Breslavia era in quel periodo già dotata di un sistema volto a prevenire inondazioni, costituito da uno svincolo idrico, canali anti-inondazione, argini lungo 93 Km di fiume, 11 sbarramenti e 10 chiuse di navigazione. Questa rete di sicurezza, che risaliva addirittura al 1920, realizzata dopo due pesanti allagamenti avvenuti nel 1903 e nel 1905, aveva consentito alla città di difendersi dalle piene del 1975 e del 1985. Nulla poté tuttavia di fronte all’impressionante portata d’acqua (3.600 metri cubi) del luglio del 1997.
Il paradosso fu che in città non pioveva ma le acque dell’Odra e dei suoi affluenti erano ovviamente ingrossate a dismisura da quanto stava accadendo intorno. Altro elemento da rimarcare è che l’impatto dell’evento si sarebbe potuto ridurre attraverso un intervento preventivo, ossia la rottura degli argini nel villaggio di Łany. Tuttavia l’opposizione intransigente degli abitanti che si rifiutarono di lasciare le proprie case e i propri terreni impedì di dare corso alle esplosioni già programmate dalle autorità e lo sversamento delle acque in quelle zone, condannando così Breslavia all’allagamento.

 

I fatti antecedenti l’inondazione

Considerando il contesto e l’alluvione in corso nelle zone vicine, vi erano costanti monitoraggi della situazione delle acque. Il 5 luglio al confine tra Polonia e Repubblica Ceca e a Racibórz-Miedonia tra le 2 della notte e le 4 del pomeriggio il livello delle acque aveva raggiunto 1.045 cm. Il dato era allarmante se paragonato al massimo storico del 1985 (838 cm). Nei giorni seguenti dalle zone di Wodzisław Śląski, Racibórz e Opole. Proprio i danni dell’Odra ad Opole convinsero il Sindaco di Breslavia, Bogdan Zdrojewski, a lanciare alle ore 8 del 9 luglio un allarme preventivo con un invito ai cittadini a fare scorta di acqua potabile, bombole di gas e candele e di prepararsi in caso di alluvione.

Le autorità a scopo precauzionale avevano programmato la rottura degli argini del fiume Odra in corrispondenza dei villaggi di Jeszkowice e Łany. Tra il 10 e l’11 luglio furono avviate le procedure per l’installazione degli esplosivi ma un nutrito gruppo di abitanti si oppose all’allagamento delle loro proprietà, non rendendosi conto che il destino delle fattorie e dei campi di quelle zone era segnato ed esisteva invece la possibilità di salvare il centro di Breslavia. In prima battuta le autorità provinciali annullarono le operazioni. Ci fu un nuovo tentativo nel tardo pomeriggio dell’11 luglio ma gli oppositori non desistettero e la polizia preferì non usare la forza. Solo alle 4 del mattino successivo si diede corso all’operazione di rottura degli argini mediante l’ausilio di elicotteri ma le cariche non si rivelarono insufficienti. L’indomani rappresentanti della Provincia si presentarono di nuovo nei villaggi muniti di cambiali in bianco a dimostrazione della volontà delle istituzioni di compensare le perdite ma non convinsero comunque gli abitanti. Purtroppo tra la popolazione non vi era ancora la chiara percezione del rischio che si stava correndo. L’opinione pubblica era divisa e gran parte non condannava il comportamento degli abitanti di Łany. Gli annunci delle autorità sembravano a molti essere solo di natura precauzionale. Basti pensare che il 10 luglio la stampa locale sosteneva ancora che non vi fosse minaccia di alluvione per Breslavia ed al massimo potevano essere allagati alcuni seminterrati. Neanche l’ordine del Sindaco di evacuare le proprietà al confine settentrionale e orientale della città nell’imminenza dell’evacuazione convinse i residenti interessati a lasciare le proprie case. Dopo l’invito del Sindaco di fare scorta d’acqua alcuni lo accusarono di connivenza con i produttori di acqua minerale.

L’11 luglio cominciò in città l’opera di installazione delle difese dall’allagamento sotto il coordinamento del Comitato per la prevenzione delle inondazioni. Lo strumento principale utilizzato furono sacchi di sabbia. Ne furono collocati circa 480.000, solo in piccola parte già pronti, in prevalenza riempiti in quei giorni con sabbia proveniente dalle cave, dai cantieri stradali, dalle sabbiere nei parchi per bambini, dai terreni pubblici o privati. Lo stesso giorno l’argine di Siechnice si ruppe e l’acqua raggiunse Breslavia.

 

12 luglio 1997: l’alluvione raggiunge Breslavia

Alle ore 6 della mattina del 12 luglio gli abitanti di Księże Małe, il quartiere che insieme a quello di Kozanów avrebbe subito i maggiori danni, furono esortati ad evacuare le proprie case ma la maggior parte di queste rimase in casa e cercò di difendere i propri averi.
Verso mezzogiorno ci fu a Breslavia il culmine dell’ondata alluvionale.
Alle 13 l’acqua si riversò in ul. Opolska, raggiungendo in un’ora l’altezza di 180 cm. Si allagarono anche ul. Chorzowska, Bytomska, Głubczycka, Katowicka, Tarnogórska. In centro l’acqua passò attraverso Żabia Grobla e ul. Traugutta e a seguire in ul. Kościuszko e ul. Komuny Paryskiej. Di notte furono allagate ul. Piłsudskiego, la Stazione ferroviaria, ul. Legnicka e il quartiere di Szczepin, lasciando queste zone isolate. Anche i complessi residenziali di Zalesie e Zacisze ebbero conseguenze significative. Così come i quartieri Kowale , Maślice, Księże Wielkie, Rakowiec, Widawa e Pracze Odrzańskie. Ridussero invece i danni le zone di Sępolno e Biskupin, ubicate tra il vecchio alveo del fiume Odra e il canale alluvionale.

 

I soccorsi

Per gestire l’emergenza furono creati appositi comitati, il Comitato Comunale, il Comitato Distrettuale e il Comitato Provinciale per l’Alluvione. Il principale centro di coordinamento fu quello ubicato presso l’edifico Poltegor, dove aveva sede anche la TV regionale della Bassa Slesia. La redazione di quest’ultima si trasformò in uno staff anticrisi.
Al di là dell’intervento delle istituzioni ci fu però una mobilitazione di massa, da parte dei cittadini che talvolta con grande coraggio, talvolta con spirito di solidarietà, operarono per contenere l’acqua in ogni modo e limitare danni che sarebbero potuti essere ben più devastanti.
Particolare eroismo mostrarono gli abitanti di Breslavia nella notte tra il 12 e il 13 luglio a Ostrów Tumski dove un numero significativo di volontari coadiuvò l’azione dei vigili del fuoco nel tentativo di salvare i monumenti più preziosi: la biblioteca dell’Ossolineum, la collezione del Museo Nazionale, la Stazione Ferroviaria. Situazioni simili si presentarono in altri punti della città critici per la presenza di beni di valore storico e artistico, ad esempio nel Rynek. Anche lo zoo fu messo in salvo. A tale proposito si ricorda di come il parroco della chiesa in ul. Wittiga rinviò la preghiera ed esortò i presenti ad essere operativi con pale e stivali di gomma per salvare lo Zoo. L’unico animale a morire fu una povera zebra spaventata dagli elicotteri.

Nei giorni dell’inondazione il passaggio dell’acqua per uso domestico fu chiusa in tutta la città. Nelle zone più colpite mancò la corrente elettrica e il servizio di telefonia. Il trasporto pubblico fu sospeso. Migliaia di cittadini si trassero in salvo salendo sui tetti delle case, dove per giorni 30 elicotteri dell’esercito calarono viveri e beni essenziali. Si diffuse un metodo di comunicazione tra residenti e soccorritori, per cui esponendo il bianco si chiedevano cure di emergenza, esponendo il rosso si chiedeva l’intervento urgente di un medico. Gommoni e canoe sostituirono i tradizionali mezzi di trasporto.

 

La solidarietà

Si calcola che furono circa 5.000 le persone che parteciparono alle operazioni di soccorso a beneficio di circa 20.000 persone che ebbero bisogno di aiuto. Uno degli sforzi maggiori fu la realizzazione di una barriera di sacchi di sabbia per proteggere la zona meridionale della città. Per 24 ore i volontari e le forze dell’ordine lavorarono per delimitare il flusso dell’acqua e creare una barriera lungo la linea ferrovia da Brochów a Fabryczna. La grande solidarietà e lo slancio nella situazione di emergenza riuscì a superare anche i problemi burocratici che pure emersero, in particolare nella divisione di competenze tra diversi livelli istituzionali. Taluni interventi ebbero lungaggini per rimpalli di responsabilità o per assenza di certezze sulla copertura finanziaria. I primi giorni emersero paure di possibili epidemie legate alle precarie condizioni igienico-sanitarie. Il Sindaco cercò di procedere ad una massiccia vaccinazione contro tetano e tifo ma non ottenne i permesso dagli organismi superiori.

 

La seconda ondata e la fine dell’emergenza

Il 14 luglio i negozi di alimentari del centro riaprirono per fornire il necessario alla cittadinanza. I prodotti più richiesti, oltre ovviamente all’acqua minerale (intorno alla quale ci fu anche qualche tentativo di speculazione sul prezzo), furono pane, sigarette e batterie.
Il 16 luglio, l’acqua cominciò a ritirarsi da Śródmieście, tanto che in quella zona fu ripristinato il servizio di trasporto pubblico. Il 18 luglio il livello dell’acqua al punto di controllo di Trestna presentava una diminuzione di più di 1,5 metri e anche l’acqua a Popowice iniziava a defluire. L’allarme non era però cessato a causa della forte pioggia caduta in quei giorni. Fu pertanto decisa l’evacuazione dei residenti nella zona nord-ovest della città. La seconda ondata raggiunse Breslavia il 25 luglio intorno alle 18:30, allagando di nuovo il quartiere di Siechnice.
Solo il 6 agosto l’emergenza cessò e si poté affermare che l’alluvione del millennio aveva lasciato Breslavia.

 

Le conseguenze dell’alluvione

Defluita l’acqua dalla città si contarono le vittime e i danni. 4 persone erano annegate, 2.583 edifici residenziali erano stati allagati. Tra gli edifici pubblici si allagarono il Forum Nazionale della Musica (i pianoforti furono comunque portati in salvo), il piano terra dell’Accademia Leopoldina, il Teatro dell’Opera e il Tribunale provinciale, tre palazzetti dello sport, e la stazione ferroviaria di Świebodzki. L’acqua non risparmiò neanche il Giardino Giapponese che era stato da poco ristrutturato per il Congresso Eucaristico.

Tuttavia, grazie al consistente intervento di salvataggio, il Rynek, il Ratusz, l’intera Ostrów Tumski, l’Isola della Sabbia, la stazione centrale e la biblioteca dell’Ossolineum superarono sostanzialmente indenni la calamità. Così come lo Zoo e gli animali che ospitava.

A Breslavia la spesa per la ricostruzione è stata di circa 132 milioni di złoty. Sono state ripristinati 44 km di strade passerelle e viadotti oltre a 21 ponti. Per prevenire futuri catastrofi di questo tipo è stato modernizzato lo svincolo idrico cittadino che nel 2017 ha raggiunto la capacità di 3.100 m³ / s, è stato costruito il canale Odra-Widawa, il letto del fiume Odra è stato ampliato, sono stati rafforzati i vecchi argini e ne sono stati realizzati di nuovi. Inoltre Grobla Kozanowska è stata ristrutturata per garantire una maggiore tenuta in presenza di un aumento del livello dell’acqua mentre la dotazione di sabbia per le emergenze è stata portata a 300.000 sacchi.

 
Clicca qui per il racconto dell’alluvione sul Blog di Magda
 

L’alluvione su Netflix

A distanza di 25 anni dall’evento è uscita sulla celebra piattaforma di streaming Netflix la serie “L’alluvione”. Nei sei episodi il regista polacco Jan Holoubek ripercorre, con l’aggiunta di scene e personaggi frutto di fantasia, i giorni precedenti all’evento, ricostruendo le motivazioni alla base delle scelte delle autorità di fronte all’emergenza e mostrando il dramma vissuto dalla città durante l’inondazione.

 
 

 
 


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